lunedì 9 luglio 2007

lingua italiana L/2 e intercultura



- ITALIANO COME LINGUA SECONDA
Dall' esperienza educativa della scuola di Barbiana alla redazione delle note "Dieci tesi sull'educazione linguistica democratica" e fino alle ricerche di Vedovelli M. - Giacalone Ramat A. ed alle proposte del gruppo linguistico del GISCEL l'insegnamento /apprendimento della lingua italiana ha avuto molti sviluppi e cambiamenti che hanno contribuito a formare in tutta la penisola un modello di italiano popolare, più diffuso tra la popolazione ed i ceti sociali. Si è anche ridotto cogli anni il forte contrasto tra dialetto e lingua nazionale, nella scuola come nella società italiana.La scuola ,che si è storicamente impegnata da molti decenni in un lungo processo di italianizzazione di una popolazione quasi interamente dialettofona , si trova ora ad affrontare la crescente presenza di alunni immigrati con le loro esigenze e problemi di inserimento e di integrazione,che pongono in grossa difficoltà gli insegnanti.
Si pone ancora una volta la nuova sfida dell'alloglossia e dell'eterogeneità alla scuola italiana. Sono sostanzialmente anche e soprattutto problemi di comunicazione,dato che i"nuovi "arrivati nella classe,linguisticamente e culturalmente disomogenea,devono fare i conti con gli " italiani " che hanno un ricco repertorio linguistico che si contrappone al processo di apprendimento e di acquisizione dell'italiano come lingua seconda. In diversi Paesi europei sono state attuate diverse modalità di inserimento degli alunni stranieri ( inserimento diretto nelle classi locali, inserimento con iniziale sostegno linguistico in L/2, inserimento programmato nel quadro dell' insegnamento/ apprendimento dell' italiano L/2), sostenendo molte iniziative per la formazione dei docenti e per l' insegnamento della lingua seconda. In Italia si è proceduto diversamente basandosi sul cosiddetto pluralismo ,sulle modalità dell' accoglienza e dell' educazione interculturale,come risulta dalle ultime ricerche linguistiche e scolastiche che verranno presentate. La nostra esperienza professionale nelle scuole di diversi Paesi europei suggerisce la necessità che tra i docenti si chiariscano le differenze tra lingua straniera, lingua seconda e lingua materna (motivazione, input linguistico,attività della scuola, contesti culturali ) per organizzare meglio le attività didattiche. Occorre in concreto domandarsi c o m e insegnare una lingua seconda e quale deve essere l' approccio,il metodo e le tecniche glottodidattiche . I docenti devono anche domandarsi che cosa significa sapere una lingua, sapere l' italiano (sapere fare lingua , sapere fare con la lingua, sapere la lingua), dopo aver definito i due obiettivi principali: la competenza comunicativa e la competenza metacomunicativa. In riferimento alle teorie dell'apprendimento linguistico (comportamentista, innatista, interazionista) è importante che il docente come il Dirigente scolastico sappiano qual è il ruolo della nuova scuola,anche dopo la riforma,segnatamente laddove ci sono molti alunni non italofoni e quindi laddove l' italiano è lingua seconda. La scuola deve impegnarsi ad insegnare l' italiano come L/2 per le due finalità già affrontate da Cummins (Bics e Calp ) nel suo Doppeltes Eisberg Modell :
per comunicare, in quanto l'alunno non italofono si trova inserito in una classe e deve poter gestire comunicazioni e rapporti interpersonali ( comunicare bene)
per studiare, in quanto l'alunno, utilizzando l'italiano come L/2 nello studio delle varie discipline scolastiche, sviluppa le sue abilità cognitive (capire bene).
Ponendo una giusta differenza tra italiano L/2 e lingua materna dei bambini e ragazzi d'origine straniera, come mostrano ampiamente le ricerche di M.Vedovelli et al.(cit. bibliografia), la scuola deve essere in grado, come evidenzia anche Vygotsky, di proporre un buon apprendimento della lingua seconda, non dimenticando la presenza e lo sviluppo della lingua materna dei non italofoni. Si dovrà vedere come stimolare l'apprendimento dell'italiano L/2 in classe, in relazione anche ai piani di studio programmati dal Collegio dei Docenti ed alle risorse disponibili nell'istituto. La scuola deve quindi favorire non tanto il monolinguismo italiano, ma un bilinguismo che potremmo chiamare coordinato, secondo i recenti studi linguistici. E' urgente pertanto investire adeguate risorse nella formazione ed aggiornamento dei docenti di italiano L/2, come hanno fatto per la loro lingua nazionale le istituzioni scolastiche di altri Paesi europei con forte presenza di alunni stranieri. viga

1 commento:

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Complimenti per il vostro interessante blog. Anche sul mio stò trattando un post sulla cultura degli imigrati in Italia e in particolare del Bangladsh, vi invito a visitarlo e a lasciare un commento che sarà molto gradito. Buon pomeriggio da Tiziano